HEALTH AND WELLNESS

L’aspirina come una panacea

Buone notizie in arrivo dal congresso sulle malattie epatiche in corso a San Francisco, il Liver Meeting|AASLD (American Association for the study of liver diseases): l’aspirina sorprende ancora una volta la comunità scientifica.

 

I risultati di uno studio prospettico hanno dimostrato infatti che l’assunzione regolare di questo antinfiammatorio, nel lungo periodo, ha un effetto significativo sulla riduzione del rischio di sviluppare epatocarcinoma (HCC), il più frequente tumore primitivo del fegato. L’analisi ha valutato i risultati di due studi in cui erano stati riportati la dose e la durata, ogni due anni, di aspirina assunta da ben 133.371 persone, a partire dal 1980 e 1986 sino al 2012. 

 

L’ASSUNZIONE REGOLARE DI QUESTO ANTINFIAMMATORIO, NEL LUNGO PERIODO, HA UN EFFETTO SIGNIFICATIVO SULLA RIDUZIONE DEL RISCHIO DI SVILUPPARE EPATOCARCINOMA.

Una riduzione del rischio di sviluppare epatocarcinoma (HCC) si manifesta a partire da cinque anni di assunzione regolare dell’antinfiammatorio, più precisamente: il rischio per coloro che prendevano 1.5 compresse, o meno, a settimana era pari a 0.87, scendendo a 0.51 per cinque pillole e sino a 0.49 per più di cinque compresse a settimana. I risultati più significativi sono stati ottenuti da chi assumeva 1.5 o più pillole a settimana, per cinque o più anni, dimostrando come la durata dell’assunzione fosse un fattore determinante.

 

Questi risultati aprono a futuri scenari di prevenzione: l’aspirina potrebbe entrare a pieno regime (sotto rigoroso controllo medico) in un campo in cui le terapie ad oggi non sono del tutto soddisfacenti.

Saranno necessari altri studi approfonditi per valutare nel dettaglio la fattibilità o meno di utilizzare l’aspirina come farmaco preventivo contro l’HCC. Siamo dunque a un importante punto di partenza per quella che già era stata ipotizzata come una possibilità terapeutica, beneficio tra l’altro esclusivo della sola aspirina e non di altri antinfiammatori non steroidei.