Sambucol® arriva in farmacia

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Sambucol® arriva in farmacia 

Milano, 21.05.18 – Grande partecipazione per la conferenza stampa dedicata al lancio in Italia dell’integratore alimentare Sambucol®, a base di bacche di sambuco nero, ricche di flavonoidi (antocianine). Un evento con vista sul Duomo dalla bellissima terrazza di palazzo Giureconsulti e con la partecipazione di due ospiti importanti: Antonio Augusto, direttore vendite di Proxima Salute e Fabrizio Pregliasco, virologo presso l’Università degli studi di Milano.

DALLA NATURA, TUTTA LA FORZA DEL SAMBUCO NERO

Presentato in anteprima assoluta, Sambucol ® è arrivato finalmente in Italia dopo il grande successo all’estero. Questa linea di integratori comprende due sciroppi – Immuno Forte per adulti e Kids – già in vendita in farmacia, capsule per adulti e pastiglie gommose in arrivo per l’autunno. Grazie alla sua formulazione (arricchita con Zinco e Vitamina C o solo con Vitamina C), sviluppata per la prima volta nel 1991 dalla ricercatrice e virologa Madeleine Mumcuoglu, e alle solide evidenze scientifiche, Sambucol® sarà l’alleato ideale per tutto l’anno in caso di stanchezza, stress o cambio di stagione.

“Sempre più evidenze scientifiche sostengono l’importanza dell’integrazione di flavonoidi in caso di stress, stanchezza e cambio di stagione”, commenta il Prof. Pregliasco, virologo presso il Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano, “per questo è bene, anche a scopo preventivo, utilizzare prodotti di derivazione naturale, ancora meglio se arricchiti con Zinco e vitamina C”.

Sambucol® è distribuito da Proxima Salute ed è prodotto da Pharmacare Europe in centri certificati, a garanzia di un processo produttivo che, dalla raccolta all’estrazione, ha come obiettivo quello di mantenere intatte tutte le proprietà delle bacche.

 

Referenze:

Sambucol® Immuno Forte, con vitamina C e zinco, indicato per gli adulti (disponibile in sciroppo, da autunno 2019 anche in capsule).

Sambucol® Kids con vitamina C, l’ideale per i bambini (disponibile in sciroppo, da autunno 2019 anche in pastiglie).


Novità AIFA: i farmaci sfusi

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Novità AIFA: i farmaci sfusi

 

Sono 8 miliardi le compresse inutilizzate ogni anno in Italia, con uno spreco, stimato dall’AIFA (l’Agenzia italiana del Farmaco), di 8 miliardi di euro. Oltre all’evidente perdita economica, i farmaci scaduti ed eccedenti rappresentano un danno per l’ambiente e un rischio per la salute

Avere farmaci a disposizione in casa – per esempio avanzati da una precedente cura – incentiva la tendenza ad assumerli in caso di altri momenti di malessere, non sempre curabili. Inoltre gli antibiotici, se vengono lasciati nell’ambiente, possono contribuire in modo significativo alla diffusione dell’antibiotico resistenza, dovuto al contatto tra il farmaco stesso e batteri patogeni.

SONO 8 MILIARDI LE COMPRESSE INUTILIZZATE OGNI ANNO IN ITALIA, CON UNO SPRECO, STIMATO DALL’AIFA, DI 8 MILIARDI DI EURO. UN DANNO ECONOMICO, AMBIENTALE E UN RISCHIO PER LA SALUTE.

La vendita di farmaci sfusi per il ciclo terapeutico è la novità a cui sta lavorando l’Aifa in queste settimane, in modo da ridurre gli sprechi, dare ai pazienti quello che gli serve e aiutare l’ambiente. Ad annunciare il via alla sperimentazione pilota è il direttore generale dell’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa), Luca Li Bassi.

Il dirigente spinge inoltre, verso una razionalizzazione del numero di pastiglie nelle confezioni e a un utilizzo consapevole delle dosi.

Seguendo pertanto il trend dei paesi anglosassoni, in cui la vendita di farmaci monodose è già una realtà assodata, alcuni paesi come Svizzera e Francia stanno sperimentando questa pratica e nel nostro paese è stata applicata da alcune farmacie ospedaliere presenti in Lombardia e in Liguria. Ne è un esempio l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, in cui è stato reso possibile grazie ad una pratica interessante: il medico, in base alla terapia, prescrive al paziente il numero esatto di pastiglie o di fiale, la prescrizione arriva per via informatica agli infermieri e con l’aiuto di un armadio robotizzato raccolgono i farmaci richiesti confezionati in monodose; questi vengono poi inseriti dal personale nei cassetti personalizzati di ciascun degente.

La sperimentazione pilota dovrebbe iniziare entro questo mese e a oggi un gruppo di lavoro interno Aifa sta studiando i benefici e le possibili problematiche di queste esperienze europee ed extraeuropee, con l’obiettivo di aprire un confronto con gli stakeholders del settore (farmacisti, distributori, produttori, pazienti e medici). Per quanto riguarda l’accoglienza da parte delle industrie, Luca Li Bassi, si dichiara ottimista affermando «Non è nell’interesse di nessuno che i prodotti vengano sprecati».


Brexit: compromessa la ricerca made UK

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Brexit: compromessa la ricerca made UK   

Dai tempi del primo referendum, siamo ormai abituati alla turbolenza in UK causata dalla Brexit. Il 29 Marzo è stato approvato il “no deal”, che conferma una certa situazione politica ancora piuttosto instabile: il premier Theresa May ha minacciato le dimissioni e c’è chi promuove un secondo referendum. Il tempo a disposizione per trovare un accordo è, tuttavia, poco: la data ultima è fissata per il 12 aprile.

Tra le conseguenze della Brexit, Nature mette in luce, nell’editoriale del 2 aprile scorso, i problemi e le pesanti ripercussioni del “no deal” sulla ricerca made UK. In particolare, l’articolo arriva addirittura ad affermare che il “no deal sarà catastrofico”: la Brexit potrebbe portare la ricerca britannica al collasso con conseguenze importanti anche per i ricercatori a causa di minor fondi e minori possibilità lavorative per i giovani che sfoceranno quindi in una “fuga di cervelli” verso altri Paesi dell’UE.

LA RIVISTA SCIENTIFICA NATURE DEFINISCE IL NO DEAL “CATASTROFICO” SOPRATTUTTO PER LA RICERCA BRITANNICA. TRA I RISCHI: LA PERDITA DI CERVELLI.

I motivi di questo collasso risiedono essenzialmente nella provenienza di fondi, che arrivano soprattutto dall’Europa: basti pensare che il 21% dei ricercatori britannici ha vinto il prestigioso premio indetto dell’European Research Council, accaparrandosi un totale di 112 milioni di euro.

In mancanza di un accordo le menti britanniche potrebbero ritrovarsi escluse da assegnazioni future e dalle decisioni prese dai loro colleghi europei. Incerto è anche il futuro degli scienziati europei che vorrebbero lavorare nel Regno Unito.

Per evitare tutto ciò i britannici stanno cercando di attuare un nuovo sistema di fondi interni e si stanno adoperando per mantenere i rapporti con le istituzioni terze degli altri Paesi. La cosiddetta “fuga” non è però così scontata né desiderata o possibile per tutti coloro che lavorano nella ricerca in UK: per questo il governo e l’accademia stanno cercando di trovare strategie per – viceversa – favorire l’arrivo di nuovi cervelli, così da arginare e risolvere brillantemente l’eventuale problema.


Pensionati richiamati al lavoro: succede in reparto

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Pensionati richiamati al lavoro: succede in reparto

Erano 80 i posti disponibili per i medici di pronto soccorso, solo 10 i candidati. L’insuccesso del bando ha portato il governatore del Veneto, Luca Zaia, a scrivere una delibera che definisce a suo modo rivoluzionaria, essendo il primo atto Regionale che prevede l’assunzione a tempo determinato di camici bianchi in pensione. L’obiettivo è quello di risolvere momentaneamente la difficoltà, ben nota da tempo, di reperire dottori per i reparti pubblici.

La manovra di emergenza emanata dal governatore del Veneto è messa in discussione dall’Anaao, l’associazione dei medici e dei dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale, che riporta l’effettiva problematica di chiedere a medici di 65 anni turni notturni in sala operatoria.

SUCCEDE IN VENETO, UNA DELIBERA DEFINITA A SUO MODO  RIVOLUZIONARIA PER RISOLVERE L’EMERGENZA OSPEDALIERA

Ad oggi, in Veneto mancano infatti 1300 medici e il deficit di organico affligge un po’ tutta Italia.  Le misure attuate fino a ora variano dai medici in affitto con contratti di 5 -10 giorni messi a disposizione da agenzie e cooperative, ai professionisti a gettone che lavorano per un turno di notte.

Secondo l’Anaao, ci sarà un calo di 16 mila medici da qui al 2025, molto più marcato di quello visto tra il 2009 e il 2017, quando i camici bianchi ospedalieri sono diminuiti di 8 mila unità. In Campania sono 800 i medici d’urgenza andati in pensione, in Lombardia ci sono 510 pediatri e 377 medicini interni in meno e in Sicilia sono 180 i ginecologi che hanno terminato la loro attività; a riportare il record per ogni regione, è la fonte della Ragioneria Generale dello Stato.

La carenza di medici è da associare principalmente al ridotto numero di posti nelle scuole di specializzazione rispetto ai medici che vanno in pensione in questi anni.

La manovra proposta da Zaia deve ovviamente essere temporanea e d’emergenza: la sua eventuale stabilità sarebbe fallimentare e lo stesso governatore afferma che per ora, la priorità risiede nell’interesse di avere a disposizione medici per garantire le cure ai cittadini; il problema andrà risolto a partire da una revisione del programma Sanitario Nazionale.

Tra le proposte del sindacato dell’Anaoo c’è la possibilità di far partecipare ai concorsi i 6 200 specializzandi in Medicina dell’ultimo anno, sfruttando così l’ultima legge di bilancio.


INTEGRATORI e PROBIOTICI, quando il loro costo diventa insostenibile

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INTEGRATORI e PROBIOTICI, quando il loro costo diventa insostenibile

Gli 80 mila pazienti che non hanno più uno stomaco a causa di un tumore gastrico possono migliorare la qualità di vita attraverso l’assunzione di probiotici e integratori proteici.

Oltre due pazienti su tre assumono probiotici e supplementi di varia natura per una spesa annua di 8000 euro: la spesa dei probiotici varia da una media di 155 euro a un massimo di 600 euro l’anno, mentre la spesa giornaliera degli integratori si aggira intorno ai 22 euro per paziente.

8000 EURO L’ANNO: LA SPESA CHE ALCUNI PAZIENTI DEVONO SOSTENERE PER MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLA VITA

L’Associazione Vivere senza stomaco si può Onlus affronta l’argomento in occasione del Seminario Nutrizione e Microbiota dei pazienti con tumore gastrico organizzato a Roma. Le loro indagini mostrano come il 72% dei pazienti utilizza probiotici: il 41% per fronteggiare i disturbi legati alle cure chemioterapiche e per i problemi intestinali dovuti alla gastrectomia, il 38% per gestire le alterazioni della flora batterica, il 28% li usa occasionalmente in concomitanza con una terapia antibiotica.

In metà dei casi il probiotico è prescritto da un gastroenterologo, in un quarto dei pazienti è il medico di famiglia a consigliarlo, mentre il 24% dei pazienti lo sceglie da solo o con l’aiuto del farmacista. Viene consigliato un prodotto specifico in poco più della metà dei casi (57%): una bassa percentuale se si considera la gravità di queste situazioni.

Gli integratori sono assunti giornalmente dal 74% dei pazienti con una gastrectomia parziale o totale, per avere a disposizione i nutrienti che non possono esser adeguatamente assorbiti o che non sono disponibili.

La spesa dei probiotici e degli integratori per i pazienti con tumore gastrico è considerevole: 8000 euro l’anno a paziente in media. I probiotici sono totalmente a carico del paziente mentre gli integratori – solo per alcuni prodotti in gara – vengono erogati in poco più della metà delle Regioni.

La speranza dell’Associazione è quella di arrivare a una erogazione di probiotici e integratori: gratuita, omogenea e appropriata su tutto il territorio nazionale.


Troppi antibiotici per nulla

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Troppi antibiotici per nulla

A livello europeo il 70% degli antibiotici utilizzati deriva dal settore zootecnico e l’Italia è il terzo paese dopo Cipro e Spagna a farne maggior uso. Gli allevamenti italiani ne utilizzano il triplo rispetto agli allevamenti francesi e il quintuplo del Regno Unito.

Questo utilizzo indiscriminato negli allevamenti ha contribuito in maniera importante al fenomeno dell’antibiotico resistenza nell’uomo. I microrganismi presenti negli alimenti possono difatti trasmettere la resistenza agli antibiotici ai nostri batteri intestinali, provocando l’inefficacia di quegli antibiotici che, fino ad oggi, ci hanno notevolmente allungato la vita.

LA PUNTATA DI PRESA DIRETTA DEL 9 MARZO 2019, ANDATA IN ONDA SU RAI 3, AFFRONTA UN’INCHIESTA SULL’ANTIBIOTICO RESISTENZA.

Ad aumentare ancora di più questo fenomeno si aggiunge l’eccessiva assunzione di antibiotici per combattere l’influenza non causata da complicazione batterica.

Nel 50% dei casi, infatti, gli antibiotici prescritti non risultano realmente necessari. L’AIFA ha definito la prescrizione di antibiotici da parte del medico “overprescription” e Giovanni Rezza, responsabile delle malattie infettive e Direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, l’ha definita un’epidemia silente. Le vittime delle infezioni batteriche ospedaliere sono spesso i pazienti in condizioni più gravi, morte che viene anticipata da un’infezione batterica.

Sono circa 10 000 le persone che muoiono in Italia ogni anno per infezioni non debellate a causa dell’antibiotico resistenza, più vittime degli incidenti stradali. In Svezia sono 190 all’anno.

La Svezia è infatti il paese che meglio è riuscito a combattere il problema dell’antibiotico resistenza grazie al minor consumo di antibiotici, al primo posto a livello mondiale. Questo primato è stato raggiunto grazie al continuo controllo delle prescrizioni di antibiotici di ogni ambulatorio del paese e ad una attenta attività di sorveglianza. È in vigore infatti anche una specifica direttiva nazionale che raccomanda ai medici di base di richiedere analisi del sangue adeguate prima della prescrizione dell’antibiotico. Questo attento controllo è supportato inoltre da un intenso sforzo da parte del Ministero della Salute nell’educazione del paziente, sia attraverso campagne di sensibilizzazione all’assunzione attenta dell’antibiotico, sia attraverso l’istituzione di un numero telefonico nazionale appositamente dedicato, che permette al paziente di richiedere rapide consulenze mediche parlando direttamente con un infermiere; in questo modo si cerca di insegnare ai pazienti come affrontare le malattie.

Degli esempi positivi di lotta contro l’antibiotico resistenza sono presenti anche in Italia, con pratiche attive attuate da regioni e ospedali. Reggio Emilia rappresenta un modello da seguire, riconosciuta dall’Agenas come miglior esempio per l’uso razionale di antibiotici.

A partire dal 2000 la Regione Emilia-Romagna lavora in rete con i professionisti, in una logica di condivisione e partecipazione costante, per un uso prudente degli antibiotici e parallelamente, punta ad un’azione incisiva di contrasto delle infezioni. Dal punto di vista normativo la Regione adotta “Linee di indirizzo alle Aziende per la gestione del rischio infettivo: infezioni correlate all’assistenza e uso responsabile di antibiotici”. Importante è anche la costruzione di un sistema di monitoraggio e di flussi informativi molto dettagliati, con indicatori specifici dedicati al consumo di antibiotici, un sistema di sorveglianza sull’antibiotico resistenza e sulle infezioni del sito chirurgico.


Un matrimonio felice? Chiedilo ai tuoi geni

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Un matrimonio felice? Chiedilo ai tuoi geni

Uno studio della Yale School of Public Health, pubblicato sulla rivista scientifica Plos one, suggerisce la correlazione tra la presenza nel DNA di una specifica variazione genetica e la felicità del matrimonio. Il gene in questione è noto come “ormone dell’amore” o “molecola della fedeltà” e rappresenta, in termini scientifici, il gene collegato alla produzione dell’ossitocina, ovvero il neurotrasmettitore responsabile della felicità.

Durante questo studio è stato chiesto a 178 coppie sposate, di età compresa tra i 35 anni e i 90 anni, di completare individualmente un sondaggio sullo stato di salute del proprio matrimonio basandosi su quanto si sentissero fiduciosi e soddisfatti della relazione; al termine dell’intervista è stato prelevato un campione di saliva di ciascun partecipante per una analisi genetica.

IL GENE IN QUESTIONE È NOTO COME “L’ORMONE DELL’AMORE” O “MOLECOLA DELLA FEDELTÀ

La variazione genetica ricercata, l’Oxtr rs53576, precedentemente associata a tratti positivi della personalità, come la stabilità emotiva, l’empatia e la socievolezza, in questo studio è stata correlata per la prima volta anche alla soddisfazione coniugale.

Emerge che entrambi i partner riportano una maggiore soddisfazione e senso di sicurezza nella propria relazione quando almeno uno dei due presenta la variante genetica dell’ossitocina.

Dai risultati del sondaggio è emerso infatti che il 4% dei livelli di soddisfazione del matrimonio dipenderebbe proprio da questa variazione genetica. Una percentuale piccola ma significativa se si prendono in considerazione tutti gli altri fattori genetici e ambientali che entrano a far parte della vita di coppia. Il team scientifico ha anche scoperto che le persone che presentano questa variante genetica hanno una minor probabilità di presentare un attaccamento ansioso verso il proprio partner.

“Questo studio fornisce dei dati preliminari e va a contribuire ulteriormente alla comprensione dei fattori genetici che modulano il comportamento sociale- conclude Pietro Pietrin, neuroscienziato, psichiatra e direttore della Scuola Imt Alti Studi di Lucca; – ciò che va sottolineato è il fatto che geni e ambiente non siano indipendenti, ma si influenzano a vicenda in una stretta interazione e cooperazione per dar forma a un individuo”.


Farmacia: i prodotti salva fatturato

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Farmacia: i prodotti salva fatturato 

Sono i prodotti del comparto “consumer” a bilanciare il trend negativo dei prodotti etici di fascia A (farmaci essenziali e per le malattie croniche il cui costo è a carico dello Stato) e di fascia C (a carico del cittadino ma con obbligo di prescrizione).

Nel 2018 il mercato dei farmaci etici ha riscontrato una diminuzione del 3,5% rispetto al 2017, arrivando a quota 14,4 miliardi. Il fatturato complessivo nello scenario italiano dei prodotti venduti in farmacia chiude il 2018 con 24,4 miliardi di euro (-1,3% rispetto al 2017). A descriverlo è Iqvia, provider globale di informazioni in ambito sanitario, tecnologie innovative, consulenza e servizi di ricerca clinica.

MERCATO FARMACIA IN CALO NEL 2018 MA IL FARMACISTA MANTIENE STABILE IL SUO FATTURATO. ECCO COME

Nonostante il trend negativo, il fatturato della farmacia si è mantenuto stabile negli ultimi anni, grazie alla capacità del farmacista di rinnovarsi, puntando sul comparto commerciale: farmaci da banco, integratori e cosmetici. Positivo infatti il trend di questi prodotti definiti “consumer” che hanno raggiunto i 10 miliardi di euro, con un incremento del 2,1% rispetto al 2017.

I consumatori sono sempre più attenti al benessere personale e sentono meno l’esigenza di richiedere la consultazione del medico per le malattie lievi, così si informano e si rivolgono al farmacista, ruolo che sta assumendo una maggior responsabilità e rilevanza nella cura delle malattie lievi e nella consultazione per i prodotti dediti alla cura personale, all’igiene e alla cosmesi. Mercato in aumento con +0,7%.

Questa attenzione ha portato ad una accelerazione nel mercato degli integratori, con una crescita del 4,5% di complessi vitaminici, minerali e probiotici e ad un trend in salita per i prodotti da banco di automedicazione (+2,6%).

La stabilità del fatturato della farmacia però è continuamente messa a dura prova dalla crescente competizione, dovuta alla continua apertura di nuove farmacie (circa 400) e al crescente peso dell’e-commerce. A questo punto, il farmacista, non può permettersi di esser superato e deve puntare sui servizi e sull’innovazione.


Le principali patologie croniche in Italia

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Le principali patologie croniche in Italia 

Sono 24 milioni gli italiani che soffrono almeno di una malattia cronica, di cui le più frequenti: ipertensione, artrite, artrosi e allergie. A dirlo è l’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane con sede a Roma presso l’Università Cattolica.

Secondo l’analisi dell’Osservatorio le donne sono le più colpite (in parte perché vivono di più): 42,6% contro il 37% degli uomini. Questo dato aumenta se si considerano le multi-cronicità che affliggono quasi un quarto delle donne contro il 17% degli uomini.

SONO 24 MILIONI GLI ITALIANI CHE SOFFRONO ALMENO DI UNA MALATTIA CRONICA. LE PERSONE PIU’ COLPITE: DONNE, DISOCCUPATI E I MENO ISTRUITI. 

Alla differenza di genere si aggiungono anche differenze culturali, socioeconomiche e professionali. Nel 2017 nella classe di età 45-64 anni, periodo in cui insorgono la maggior parte delle malattie croniche, il 56% di persone ha la licenza elementare, il 46,1% il diploma e il 43,1% almeno una laurea. Per quanto riguarda le professioni, sono i disoccupati a essere i più colpiti, rispettivamente con il 36,3% contro il 34,6% dei lavoratori autonomi.

Un altro fattore influente sulle patologie croniche è il territorio. La regione con la maggior prevalenza di almeno una patologia cronica è la Liguria, con il 45,1% della popolazione a soffrirne (al primo posto: artrite e artrosi). In Calabria si trova la percentuale più elevata di pazienti affetti da diabete, ipertensione e disturbi nervosi (rispettivamente: 8,2%, 20,9% e 7,0%). Il Molise si caratterizza per la prevalenza di malati di cuore (5,6% della popolazione), mentre la Sardegna, per la quota maggiore di malati di osteoporosi (10,4%).

Bolzano è invece la provincia autonoma con il minor numero di patologie croniche.

Attualmente si stima che nel nostro paese si spendono complessivamente ben 67 miliardi di euro per la gestione delle malattie croniche. Una cifra che è destinata a salire nei prossimi 10 anni raggiungendo i 71 miliardi. Il direttore dell’Osservatorio, Walter Ricciardi, ordinario di Igiene presso l’Università Cattolica, auspica l’introduzione di un nuovo approccio sistemico per l’assistenza ai malati cronici e di un nuovo paradigma preventivo che promuova stili di vita salutari. L’impegno è richiesto a tutti: alle istituzioni e ai cittadini.


Attivo il sistema europeo anticontraffazione dei farmaci

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Attivo il sistema europeo anticontraffazione dei farmaci

 

È entrato ufficialmente in vigore il sistema europeo per contrastare la contraffazione dei farmaci: dal 9 febbraio 31 Stati (i 28 Paesi membri più Islanda, Liechtenstein e Norvegia) dello Spazio economico europeo (See) devono apporre un codice identificativo univoco a barre bidimensionali (chiamato datamatrix 2d). La notizia è stata diffusa attraverso una nota congiunta di Farmindustria-Aip-Assogenerici.

DAL 9 FEBBRAIO È ENTRATO UFFICIALMENTE IN VIGORE IL SISTEMA EUROPEO PER CONTRASTARE LA CONTRAFFAZIONE DEI FARMACI.

 

 

Il sistema collega ben 2.000 aziende farmaceutiche, circa 6.000 grossisti, 140.000 farmacie, 5.000 farmacie ospedaliere e tutti i dispensatori di medicinali attivi nello spazio economico Ue. Il nuovo Emvs (European Medicines Verification System), il sistema europeo di verifica dei medicinali, procederà con la verifica dell’autenticità dei farmaci.

All’Italia, così come per Belgio e Grecia, è stata concessa una proroga sino al 2025 considerando il fatto che in questi Paesi è già presente un sistema per garantire sicurezza e qualità; in Italia è utilizzato il bollino autoadesivo però le imprese che producono ed esportano per oltre il 70% si sono già attivate per adeguare le linee produttive, così da poter rispondere sin da subito alle richieste del mercato europeo.

Per non parlare del fatto che, come si può leggere nella nota congiunta, :”[…] In ogni caso, la filiera farmaceutica in Italia ha da tempo avviato un tavolo per costituire l’organismo consortile nazionale (National Medicines Verification Organization – NMVO) previsto dalla normativa comunitaria. Le aziende produttrici del nostro Pese sono già da tempo pronte – grazie all’impegno profuso negli ultimi tre anni – qualora il Governo dovesse optare per una immediata operatività del sistema anche su nostro territorio”.